Almeno sul mio blog, lasciatemi un pochetto parlare di me. Nel 2012, tre anni fa, decisi di riprendere a scrivere per il teatro. Dopo aver chiuso la parentesi per alcuni, lunghi anni, dopo aver messo la penna a riposo per dedicarmi ad altro, di cui nel blog si può leggere. Bene. Mi ricordo che decisi che avrei fatto solo un paio di cose: con i crismi e importanti. Non fossero andate bene (perché il teatro è soprattutto pubblico) avrei chiuso definitivamente, se invece avessi capito di avere ancora “la mano” allora avrei considerato di poter dare ancora qualcosa. Questo era quello che pensavo allora. Almeno tre anni fa.
Mi sono messo sotto. Ho lavorato duro, strappato ore al sonno, per costruire Diossina 2.0, un monologo e un piccolo libro molto documentati. Con un messaggio civile davvero forte. Un lavoro potente, fatto di parole potenti. Pensavo che con una storia del genere avrei raccolto l’interesse di molte persone. Delle istituzioni, delle scuole, della politica buona, di tanta gente. Non è stato così. È stata l’ennesima faticaccia. Anzi, forse è stato più faticoso del solito. Forse scrivo cose faticose. L’argomento non è certo per tutti i palati e l’accoglienza è stata fredda fredda. Fino alla scorsa estate. Ora, a tre anni di distanza, Diossina 2.0 viaggia che è un piacere. vendo il libro, faccio e rifaccio lo spettacolo con sale piene e grandi manifestazioni di solidarietà, d’affetto e con tanti “bravo, complimenti”. È come se avesse avuto bisogno di una lunga incubazione, questo ennesimo figlio mio.
Nel frattempo, ho incontrato il Teatro Officina, per il quale ho scritto Maphia. Altro tema difficile, e ancora più difficile è stato mettere insieme le esigenze di un gruppo di lavoro molto vario, pur cercando di mantenere lo stile d’inchiesta che sento più vicino. Anche in questo caso è stato faticoso, un altro figlio complesso. Ci sono volute due stagioni per arrivare ad una forma compiuta dello spettacolo (che coinvolge ben 12 attori!). Eppure, oggi, Maphia ha trovato la sua dimensione e io mi diverto molto di più nel vederlo. Riempie le sale e soddisfa il pubblico.
E allora “bravo, complimenti”.
Idealmente, pur auspicando che le repliche di Diossina e Maphia proseguano per molti e molti anni, con la fine di questo 2015 si chiude un cerchio.
Quello stesso che riaprii tre anni fa, rimettendomi alla prova.
Direi che la prova è stata superata, e ora sono ancor più consapevole delle mie potenzialità e dei miei mezzi.
A differenza di tre anni fa, adesso non so cosa farò. Non ho un progetto, non ho un testo e non ho nemmeno un’idea.
Però ho capito di poter ancora trasmettere qualcosa ad un pubblico. Magari con fatica (non è mai stato facile), ma lo so fare.
Quindi, occhio! Perché potrei inventarmi qualcosa di tremendo per il prossimo giro di giostra!
29 novembre 2015